Basilicata, Bardi a Bruxelles per difendere lo stabilimento Stellantis di Melfi: ecco il suo intervento

Il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, ha partecipato questa mattina a Bruxelles alla riunione del CORAI Automotive (Committee of the Regions – Automotive Intergroup), gruppo interregionale del Comitato europeo delle regioni che offre opportunità di discutere, scambiare opinioni e aumentare le competenze sul “futuro dell’industria automobilistica” al fine di promuovere la cooperazione tra le autorità locali e regionali.

Pubblichiamo, di seguito, la sintesi dell’intervento di Bardi:

“La doppia transizione verde e digitale dell’automotive è per la Regione Basilicata una delle prime priorità per il forte impatto economico e sociale che ha sul nostro territorio.

L’automotive in Basilicata è rappresentato dallo stabilimento Stellantis di Melfi, che occupa 6.200 addetti e che ha un indotto di altre 5.000 unità.

Nell’ultimo biennio la produzione di Stellantis in Basilicata si è molto ridotta.

Quest’anno inizieranno i lavori per rendere Melfi la sede della piattaforma elettrica media del gruppo Stellantis con quattro modelli che vedranno l’avvio produttivo nel 2024.

La Basilicata è tra le 5 Regioni scelte dal Governo nel PNRR per presentare i progetti bandiera delle Hydrogen Valleys per la produzione di idrogeno finanziato dall’UE con Next Generation EU.

Sarà realizzato in Basilicata un Centro di Alta Tecnologia Nazionale per progetti di ricerca e trasferimento tecnologico sulla mobilità ad idrogeno.

La Regione Basilicata sta cercando di creare incentivi sul costo dell’energia per l’industria.

La Regione Basilicata ha aderito con convinzione all’Automotive Regions Alliance e CORAI ed ha partecipato all’evento politico di alto livello di Lipsia perché l’automotive è  un pilastro della nostra economia.

E’ inutile negarlo questa transizione purtroppo avrà nel breve periodo un fortissimo impatto negativo sul lavoro e sull’economia nella nostra regione e dobbiamo monitorare con attenzione lo stato d’avanzamento e l’impatto su occupazione e sul PIL.

Una transizione di successo richiede il coinvolgimento di tutte le parti interessate, anche con partenariati pubblico-privato.

E’ essenziale aumentare le risorse UE per favorire cooperazione tra industria, PMI, università e enti di ricerca, istituti di istruzione e formazione, autorità locali e regionali, e tutti gli stakeholder della filiera per consentire ai territori di tenere il passo con i nuovi sviluppi tecnologici nel campo della mobilità elettrica.

Sul tema, vorrei sottolineare che per noi la neutralità tecnologica è una priorità.

Dovremmo creare in coordinamento con i tavoli nazionali del ministero dello sviluppo economico, dei “patti regionali per la transizione automobilistica” definendo e concordando tutti insieme un piano d’azione regionale con impegni precisi da parte di tutti i partner coinvolti.

Gli investimenti locali nelle infrastrutture di ricarica sono un altro fattore chiave perché consentono di immettere rapidamente sul mercato veicoli con carburanti alternativi.

Sarà necessario riqualificare la forza lavoro con le competenze green e digitali richieste dalle auto elettriche o formare i lavoratori per ricollocarli anche in altri settori economici.

La certezza delle regole UE che regolano il settore automobilistico è necessaria perché le decisioni dell’industria automobilistica OEM e della filiera regionale devono basarsi su un quadro normativo stabile che consenta lo sviluppo di nuove strategie, tecnologie e che garantisca anche la neutralità tecnologica.

Per attenuare impatto sociale ed economico della transizione a livello regionale dovremmo creare un Fondo per una transizione giusta 2.0 (come per le regioni produttrici di carbone).

Dovrebbero essere previste deroghe temporanee alle attuali norme in materia di aiuti di Stato (de minimis e Regolamento di esenzione per categoria) per consentire una rapida diffusione della mobilità elettrica e delle forme di mobilità alternative e per creare nuovi investimenti produttivi nelle regioni automotive al fine di assorbire e riqualificare la forza lavoro in esubero”.