Crisi idrica in Basilicata, aziende agricole in difficoltà: “È tempo di realizzare ciò che serve ai lucani”. Queste le proposte

L’efficientamento della rete idrica, coniugato con una più oculata distribuzione ed un attento uso dell’acqua, potrebbe portare ad avere un 20-25% in più di acqua per l’irrigazione in Basilicata.

È la stima della Cia-Agricoltori Potenza-Matera, alla ricerca di soluzioni per affrontare la situazione di difficoltà delle aziende agricole destinate a crescere a seguito della minore disponibilità degli invasi.

Donato Distefano, direttore Cia Pz-Mt, e componente l’Esecutivo nazionale ANBI (associazione Nazionale Bonifiche Impianti Irrigui), dichiara:

“Bisogna fare i conti con le problematiche afferenti i cambiamenti climatici e l’esigenza sempre più marcata di soddisfare esigenze alimentari aumentando la produzioni di derrate alimentari.

Si tratta di una ulteriore e complessa sfida globale, sociale-culturale ed economica, che richiama una lungimirante pianificazione finalizzata a mitigare e cercare di governare tali fenomeni a partire dall’efficientamento delle infrastrutture di accumulo nel nostro Paese e nella nostra Regione dove sono 16 gli invasi per circa 1 miliardo di mc invasabili.

Tale opzione può essere la soluzione per coniugare e far fronte a fenomeni meteorici sempre più ricorrenti, estremi ed anomali che provocano se non mitigati disagi e alterazioni sia sul versante degli impatti sul territorio ma specificatamente sull’attuale sistema di accumuli e trattenimento della risorsa.

A tali nuovi e sempre più ricorrenti fenomeni bisogna contrapporre nuovi e efficienti sistemi di accumulo finalizzati a trattenere le disponibilità della risorse per utilizzare quando serve e per gli usi plurimi a partire dal potabile, specie in Regioni come la Basilicata al cui interno nei decenni passati sono state realizzate importanti opere che oggi vanno attualizzate e adeguate alle nuove disposizioni sia strutturali e che di gestione.

Per questo  è necessario accelerare e concretizzare nel nostro Paese il piano irriguo e quello degli invasi e anche un piano per la produzione idroelettrica.

Diventa quanto più urgente avviare micro e macro interventi tesi a efficientare gli invasi esistenti e dar vita a un preciso e funzionale rete di strutture di accumulo minore a servizio dei grandi invasi e, allo scopo di realizzare un sistema interconnesso per gestire la risorsa dando soluzioni sul versante di scambi, compensazioni, laminazione, vettoriaramento, in grado di trattenere la risorsa in caso di eccedenze e di rilascio all’occorrenza, governando e gestendo surplus che sono sempre più rari dannosi senza disperderla come spesso avviene”.

Per Cia i limiti dell’utilizzazione di questa risorsa sono strettamente legati alla delimitazione delle zone suscettibili d’irrigazione.

Di qui le proposte di piani per l’utilizzazione delle acque dell’Ofanto, dell’Agri, del Sinni, del Cavone, del Bradano e Basento richiamando in una logica sussidiaria e integrata anche i contratti di fiume e di foce.

La necessità di realizzare adeguate e mirati sistemi di accumulo/invasi, in conseguenza dei sempre più cresciuti fabbisogni di acqua per uso agricolo, potabile e industriale, offre anche un decisivo contributo all’antico problema delle sistemazioni e conservazione del suolo.

Invasare acqua nei serbatoi significa anche moderare le piene ed eliminare la causa principale dei “disturbi” dei corsi di acqua e nei terreni che attraversano.

Per queste ragioni, ha spiegato Distefano:

“è opportuno tener presente che la spesa generalmente elevata per realizzare gli invasi riesce a produrre benefici e positivi effetti anche sulla conservazione del suolo e sulla conservazione del suolo e sulla corretta regolazione dei flussi idrici, sulla fruizione del territorio e degli spazi agro-fluviali anche per finalità ludico-ricreative e turistiche.

Per Cia, la riqualificazione fluviale si attua attraverso i contratti di fiume e di paesaggio e l’istituzione alla Regione di un ‘tavolo permanente di gestione dell’acqua per uso irriguo’.

Rilanciamo l’idea di un coordinamento sulle opere e le infrastrutture irrigue, partendo dal pacchetto di proposte Cia che richiama anche una funzione più efficiente e operativa del Consorzio di Bonifica Basilicata, non basta aver proceduto al consorzio unico (che ad oggi sovrintende a oltre 600 mila ettari e può contare su oltre 100mila ettari di superfici attrezzate e oltre 40mila ettari di territori effettivamente irrigati) serve la necessaria flessibilità sussidiaria e operativa completando diversi punti di quanto previsto nella legge 1/2017 a partire dalle ambiti funzionali e dai presidi sul territorio che devono essere organizzati, attrezzati per una reale funzione operativa e tempestiva gestione.

Oggi, con sempre maggiore forza e incisività, è necessario riposizionare nel novero della più avanzata visione europea e funzionale la disciplina sulla gestione del suolo e della risorsa idrica ed esaltare istituti quali la sussidiarietà, la cooperazione solidaristica e la coesione dei territori per garantire la partecipazione attiva dei consorziati.

Il filo conduttore: agricoltura, ambiente e territorio sono i capisaldi di una nuova strategia di sviluppo e di benessere per la Basilicata ripresa totalmente nel documento con i 10 punti consegnati al Governatore Bardi per la redazione del piano strategico regionale chiamato la BASILICATA CHE VOGLIAMO.

OGGI E’ IL TEMPO DELLA CONCRETEZZA E’ TEMPO DI REALIZZARE CIO’ CHE SERVE ALLA BASILICATA E AI LUCANI”.