Riceviamo e pubblichiamo il Comunicato Cub Basilicata e Usb Basilicata con il quale rendono noto il Documento approvato all’unanimità dalle lavoratrici e lavoratori Tis e Rmi in occasione della manifestazione-corteo, in assemblea sotto il palazzo della Regione Basilicata in data 17 Aprile 2023.
Ecco quanto riportato:
“Noi lavoratrici e lavoratori TIS (tirocinanti di inserimento sociale) e RMI (reddito minimo di inserimento) della Basilicata impegnati da anni in progetti di pubblica utilità, collocati nelle scuole, nei tribunali, nei comuni, nel verde pubblico e in tanti altri ambienti di lavoro della pubblica amministrazione, che svolgiamo attività quasi gratuite, con il misero riconoscimento della somma di circa 550 euro al mese e senza un regolare contratto di lavoro;
Premesso che negli anni abbiamo acquisito professionalità e competenze riconosciute da tutti, ma formalmente e nei fatti non rientriamo in nessun contratto di lavoro, abbiamo solo doveri ma non diritti e non abbiamo diritto alla malattia, ai contributi pensionistici, ad un giusto riposo, alla maternità ecc. …;
Accertato che sono passati decenni dal primo inserimento in platee di pubblica utilità, e noi lavoratrici e lavoratori TIS “tirocinanti di inserimento sociale” e RMI “reddito minimo di inserimento” adesso abbiamo diritto ad una nostra stabilizzazione;
Constatato che assistiamo disabili, guidiamo pulmini dei comuni, visioniamo documenti e atti sensibili in comuni e tribunali, siamo presenti nelle mense scolastiche e in tante altre mansioni, quindi svolgiamo un regolare lavoro ma senza un regolare contratto e siamo presenti in tutti i comuni;
Preso atto che noi lavoratrici e lavoratori Tis e Rmi percepiamo un sussidio più basso di un reddito di cittadinanza, solo 550 euro al mese e che questa situazione ci sta distruggendo fisicamente e psicologicamente, perché non riusciamo a far fronte a tutte le spese, non riusciamo più a garantire e a pagare regolarmente le bollette, a mantenere le nostre famiglie, a garantire un’istruzione ai figli ecc…;
Fissato che noi lavoratrici e lavoratori Tis e Rmi non cerchiamo un lavoro privilegiato e agevolato ma la continuazione di un lavoro che già svolgiamo da tanti anni in modo preparato, corretto, valido e che è ormai ora di iniziare a regolarizzare la nostra posizione lavorativa, il che non vuol dire necessariamente assumerci direttamente dai comuni, ma nemmeno trasferirci in cooperative, per poi liberarsi di noi;
Accertato che si possa garantire da subito per tutti gli oltre 1800, una continuità lavorativa, senza interruzioni e adeguatamente retribuita, e la progressiva stabilizzazione mediante l’istituzione di un Bacino di noi lavoratori cui la Pubblica Amministrazione della Basilicata debba necessariamente attingere per le assunzioni;
Assodato che noi lavoratrici e lavoratori TIS E RMI da anni e anni esercitiamo lavori in virtù del sussidio minimo che riceviamo, attività indispensabili per i servizi che gli enti locali della regione erogano ai cittadini;
Considerato che noi lavoratrici e lavoratori Tis e Rmi abbiamo effettivamente svolto un lavoro, in qualità di subalterni e non come tirocinanti come si vuole fare fraudolentemente credere dal governo regionale attuale e precedenti;
Valutato che vi è stato anche un abuso e un riconoscimento salariale ridotto rispetto alle mansioni svolte dalle lavoratrici e dai lavoratori Tis e Rmi e che il risarcimento economico accertato ammonta alla somma di 50 euro al giorno per tutto il periodo di lavoro prestato;
Visto che il governo regionale con le proprie determinazioni intende liberasi di noi, le lavoratrici e lavoratori Tis e Rmi presenti, tutto ciò premesso rigettano le determinazioni negative attuate nei nostri confronti dal governo regionale,
CHIEDONO
al governo regionale per tutti gli oltre 1800, una continuità lavorativa, senza interruzioni, adeguatamente retribuita finalizzata alla giusta stabilizzazione”.