Su Potenza l’inflazione alimentare continua a colpire duramente. La denuncia di Federconsumatori

“Istat: in calo la fiducia dei consumatori, ma non potrebbe essere diversamente.”

È con queste parole che Federconsumatori commenta l’ennesimo segnale d’allarme lanciato dall’Istituto nazionale di statistica.

A Novembre 2025, il clima di opinione dei consumatori è sceso da 97,6 a 95, con un peggioramento sia del clima economico (da 99,3 a 96,5) sia di quello personale (da 97 a 94,5).

Un dato che non sorprende, ma che fotografa con crudezza la condizione di milioni di famiglie italiane.

Un contesto che peggiora di giorno in giorno.

Come potrebbe essere altrimenti, si chiede Federconsumatori, in un Paese dove:

  • I prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati di quasi un terzo rispetto al 2019.
  • Una famiglia su tre ha tagliato la propria spesa alimentare.
  • Le retribuzioni contrattuali reali, a settembre 2025, restano inferiori dell’8,8% rispetto a gennaio 2021.
  • I salari reali hanno perso potere d’acquisto tra il 2021 e il 2025: -10,2% al Sud, -8,2% al Centro-Nord (fonte Svimez).

A questi dati si aggiungono le rinunce quotidiane rilevate dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori: il 16,9% in meno di carne e pesce consumati, il 51% dei cittadini che acquista solo in offerta o prodotti prossimi alla scadenza, e un +12,1% di spesa nei discount.

È il ritratto di un’Italia che lavora, ma non riesce più a vivere dignitosamente.

Nel cuore dell’estate 2025, il Garante per la sorveglianza dei prezzi ha pubblicato i dati del monitoraggio sperimentale sui mercati rionali di Potenza.

I risultati confermano quanto già denunciato: l’inflazione alimentare continua a colpire duramente.

Ortaggi e frutta: prezzi stabili, ma su livelli insostenibili

  • Le carote restano a 1,55 €/kg, con punte di 2,00 €/kg.
  • Le melanzane calano dell’11,1%, ma restano care (1,68 €/kg).
  • Le zucchine aumentano: +6,1% per le costolute, +2,8% per le scure.

Tra i frutti:

  • Le albicocche scendono da 3,66 € a 3,19 €/kg (-12,8%), ma restano elevate.
  • Le angurie calano del 7,1%, le pesche del 2,3%.
  • Le ciliegie salgono a 8 €/kg (+2,7%).

Carne, pesce e latticini: rincari a catena

  • Scamone di vitello: +6,5% in un mese (18,19 €/kg).
  • Lombo di suino senza osso: +4,9%.
  • Branzino allevato: +9,4%.
  • Cozze italiane: +9%.
  • Parmigiano Reggiano: +0,7%; Pecorino romano: -0,9%.

Anche i prodotti stabili, come mozzarella di bufala (17,57 €/kg) e fiordilatte (11,33 €/kg), restano su livelli proibitivi per molte famiglie.

I dati di Potenza confermano un trend nazionale: i prezzi non scendono, ma i consumi sì.

Le famiglie si adattano, rinunciano, si arrangiano.

Ma non basta più.

La stabilità apparente dei prezzi nasconde una realtà fatta di rinunce, sacrifici e strategie di sopravvivenza quotidiana.

Federconsumatori lancia un appello chiaro e urgente:

“È necessario un intervento deciso e immediato da parte del Governo per arginare questa situazione e dare risposte ai cittadini.

Purtroppo, non troviamo traccia in manovra in questa direzione.”

Le richieste sono precise:

  • Rimodulazione dell’IVA sui beni di largo consumo (risparmio stimato: oltre 516 € annui a famiglia).
  • Creazione di un Fondo nazionale contro la povertà energetica e alimentare.
  • Stanziamento di risorse adeguate per sanità pubblica e diritto allo studio.
  • Riforma fiscale equa, a sostegno dei redditi bassi e medi, con restituzione del fiscal drag.

Conclusioni: la fiducia si riconquista con la giustizia sociale.

La fiducia dei consumatori non si recupera con bonus una tantum o misure spot.

Serve una visione strutturale, capace di restituire dignità al lavoro, stabilità ai consumi, fiducia ai cittadini.

Se il Governo non interverrà con coraggio, il rischio è che la crisi sociale si aggravi, trascinando con sé la coesione del Paese e la sua stessa tenuta democratica.