Il lucano Osanna riconfermato alla guida del Parco archeologico di Pompei: “all’ombra dell’incompiuta di Venosa è nata la mia passione”

Venosa è città di arte e poesia, e arte e poesia scorrono nel sangue di coloro che ci nascono.

Tra questi, il professor Massimo Osanna, il quale, dopo un’attenta analisi del ministro per i Beni culturali, Alberto Bonisoli, rimane alla guida della Direzione generale del Parco archeologico di Pompei.

Professore di Archeologia classica alla Federico II di Napoli, Osanna è molto stimato nell’ambiente accademico.

Osanna è stato protagonista del “Progetto Pompei”, presentato lo scorso anno anche a Rionero.

Il progetto è stato messo in atto per rimediare alla noncuranza che, nel tempo, ha condotto l’antica testimonianza romana verso evidenti stati di degrado, dovuti non solo all’abbandono completo di vaste aree, ma anche a restaurazioni improprie e poco compatibili con la preservazione strutturale del’intero sito.

Il piano ha attuato, attraverso lo stanziamento di consistenti somme di denaro, modifiche che hanno riportato alla luce una fin troppo celata bellezza, snaturata e sepolta a causa dei crolli avvenuti a partire dal 2010, per renderla aperta e fruibile a chiunque, compresi anziani e diversamente abili, attraverso la messa in sicurezza di strade e muri.

In una intervista lasciata un anno fa a La Rpubblica, Massimo Osanna ritorna più volte sulle sue origini lucane, alla sua Venosa e ai resti della Santissima Trinità, dove, quando ancora frequentava le elementari, si dirigeva spesso in bici con i suoi amici:

“Lì, mentre camminavo nell’area verde esterna alla chiesa e all’Incompiuta, ero attirato dalle tombe che affioravano dal terreno, dai piccoli oggetti, pezzi di ceramica che si trovavano.

Lì, all’ombra dell’Incompiuta è nata la mia passione per l’archeologia, una passione remota”.

Una folgorazione che, pian piano, si è tramutata in una travolgente passione.

Quando aveva 15 anni, in occasione di un viaggio familiare, si manifestò il primo, vero interesse per Pompei:

“Ricordo ancora il mio impatto con la città sepolta, le strade, le case, un scoperta, anzi di più: la felicità”.

Venosa è stata di ispirazione, dunque: la storia che impregna le sue strade non ha fatto altro che contribuire alla costruzione di un futuro, quello di un ragazzino che sognava ad occhi aperti di giocare per sempre con gli affascinanti cocci di ceramica trovati in un giorno d’estate all’ombra dell’Incompiuta.