Un rosario che resiste al tempo: “O rusàriu a l’angelu”, il canto di Moliterno che tiene viva la memoria nella Cappella dell’Angelo

Costruita nel secondo decennio del seicento, per volontà del sacerdote locale don Angelo Cavallo, la cappella dell’Angelo di Moliterno  conserva sull’altare una preziosa tela realizzata alla fine del XVII secolo da un autore ignoto.

A fronte  del dipinto – rappresentato dalla figura di un imperante Angelo che tiene per mano un bambino e ai suoi lati si distinguono San Matteo e Santa Teresa D’Avila – dei fedeli  dal 16 al 24 dicembre si ritrovano nel primo pomeriggio per  cantare il rosario di Natale in lingua locale.

Le origini di questa novena  si perdono nel tempo e  fino a qualche anno fa veniva  recitata nei nove giorni che precedono la nascita di  Gesù  anche in  abitazioni private.

Quella nella cappella  dell’Angelo  è rimasta l’ ultima traccia, testimonianza  di un rito fortemente avvertito dal lato  delle fede, un culto dove una voce (di donna solitamente)  batte, guida, dà il ritmo alla litania cantata in lingua dialettale, mentre un coro “le fa sponda” secondo il registro della preghiera mariana di cui furono i primi divulgatori i frati domenicani.

La recita del rosario, l’evocazione in dialetto del parto di Maria va sviluppandosi in un’ oralità crescente,  le singole voci dei fedeli (che tra le mani lasciano scorrere i grani di una coroncina del rosario) si intrecciano tra di loro  fino ad abbinarsi  in un’ unica litania che si espande ed avvolge tutto lo spazio della cappella.

Su questo antico rito il filmaker lucano Vincenzo Galante  e il cinecronista Mimmo Mastrangelo  lo scorso anno hanno girate delle riprese  e dal montaggio è venuto fuori  “O rusàriu a l’angelu” (Rosario all’Angelo), un cortometraggio di poco meno di dieci minuti che non vuol essere solo memoria di un culto locale, ma lasciar adagiare, arrestare l’occhio della videocamera sulle recitanti, sui loro volti, sul loro movimento labiale, sulle dita delle loro mani (che lasciano scorrere i grani della coroncina del rosario) per dare la cifra della penetrabilità, del forte sentire religioso  di chi partecipa  alla liturgia.

Le  immagini scorrono lente, ma a prendere il sopravvento su esse è la forte vibrazione della preghiera, il ritmo battente del canto nelle cui  pieghe si può riconoscere qualcosa di potente che agisce dentro i fedeli.

<<Lo scorso dicembre abbiamo  girato delle riprese ma  per  curiosità, siamo entrati con una videocamera nella  Cappella dell’Angelo solo con l’intendo di  conservare frammenti di immagini di un rito locale che va scomparendo – dicono Mimmo Mastrangelo e Vincenzo Galante –, solo a novembre abbiamo deciso di montare un brevissimo docu-film  dove la sua filmicità si può cogliere dalle sequenze riportate  in bianco e nero e in cui l’occhio della videocamera si arresta su quei particolari, dettagli che sono più marginali durante la litania>>.