Governo a lavoro: “più soldi in tasca ai lavoratori impiegati in questi settori”! I dettagli

Dopo il taglio (temporaneo) del cuneo fiscale il governo studia nuove misure per lasciare un po’ più di soldi in tasca ai lavoratori, in particolar modo a quelli del turismo.

Come spiega today “il settore soffre da anni di un ‘progressiva disaffezione’ dei lavoratori storici ma anche di una minor capacità attrattiva verso le nuove generazioni, lusingate da lavori stabili che permettono una migliore gestione del tempo libero.

Tutto questo determina una forte carenza di personale: 50mila posti solo quest’anno ricorda la Santanchè (250mila nel 2022).

La carenza di personale nel settore del turismo e della ristorazione è un problema che va affrontato sotto diversi punti di vista (formazione, politiche del lavoro, motivazione) ma che deve andare di pari passo con un’altra importante questione, quella degli stipendi troppo bassi.

Quali saranno le future mosse del governo Meloni sui salari contenute nella delega fiscale?

Partiamo dal turismo, che in questi ultimi due anni sta andando a gonfie vele ma che soffre di una carenza di personale diventata ormai strutturale.

Sempre meno persone scelgono di lavorare in settori che richiedono una presenza su turni 7 giorni su 7, 24 ore su 24 perché il lavoro notturno e festivo mal si concilia con la vita privata.

Questo lo sapevamo già ma con la pandemia qualcosa è cambiato, il tempo libero è diventato una priorità.

E così non si trovano più cuochi e camerieri, soprattutto nel settore alberghiero.

Non potendo modificare la natura dell’attività, è necessario ricorrere a interventi correttivi mirati a valorizzare quella componente del lavoro con una detassazione o decontribuzione mirate sulle maggiorazioni per il lavoro festivo e notturno’, sostiene Confindustria alberghi caldeggiando la proposta della Santanchè.

Secondo la ministra del Turismo:

‘lavorare negli hotel e nei ristoranti deve diventare più appetibile, devono essere più alti i compensi per chi è impegnato di notte o nei festivi.

Non possiamo però mettere in difficoltà le imprese, la strada è quella della detassazione’.

Proprio qualche giorno fa la premier Giorgia Meloni, in collegamento con il Festival dell’economia di Trento, ha ribadito che ‘il taglio delle tasse sul lavoro deve essere la priorità’.

La prima sfida del governo è quella di rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale, la seconda di allargarlo ulteriormente.

‘Io credo che sia molto utile tagliare il cuneo contributivo e mettere soldi in tasca ai lavoratori piuttosto che il salario minimo legale che può essere un boomerang, perché in Italia abbiamo un altissimo livello di contrattazione collettiva’.

Il governo dunque vuole un aumento degli stipendi ma non vuole che siano le imprese a pagarlo.

Proprio per questo ha scelto la strada della detassazione e della decontribuzione, iniziando dal taglio temporaneo del cuneo fiscale.

Poi c’è l’Irpef e il taglio degli scaglioni, misura che però secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) andrebbe a determinare “effetti redistributivi che penalizzano i soggetti con redditi medi e favoriscono quelli con redditi più elevati a meno di rinunciare a una elevata quota di gettito”.

Dalle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2022 emerge che “l’aliquota media per il complesso dei contribuenti Irpef è pari a circa il 20% e che al di sopra si concentra poco meno del 14% dei contribuenti che versano quasi il 60% del gettito”.