Basilicata, malattie professionali: l’agricoltura tra le più colpite. I dettagli

Nel 2022 le denunce di malattie professionali in agricoltura sono cresciute in Basilicata dell’8.9% (media nazionale 9,5%).

Questo dato ci restituisce una fotografia che stona con l’immaginario collettivo, che vede l’agricoltore vivere e lavorare in ambienti sani e naturali.

La realtà è ben più fosca e fare l’agricoltore comporta, anche oggi, un’usura fisica importante che lo espone, in alcuni casi, a gravi malanni.

Una situazione emersa con grande chiarezza nel corso dell’iniziativa promossa, a Roma, dal Patronato Inac di Cia-Agricoltori Italiani, dove è stato evidenziato che il dato delle domande di riconoscimento delle malattie professionali sarebbe ben più alto, ma non lo è perché la maggioranza degli agricoltori ignora il sistema delle tutele previste nel nostro Paese per le patologie connesse al lavoro.

Ha detto il presidente di Inac-Cia, Alessandro Mastrocinque:

“Dal nostro monitoraggio abbiamo potuto rilevare il proliferare di patologie tra i lavoratori del comparto, purtroppo anche terribili, come l’asma e i tumori a cute, trachea e pleura.

Addirittura si stanno affacciando malattie che non sono neanche contemplate nelle tabelle di riferimento, utilizzate da Inail”.

Il patronato Inac-Cia segnala le malattie professionali più diffuse in agricoltura che trovano riscontro tra gli agricoltori lucani:

  • 1) Disturbi dei dischi intervertebrali;
  • 2) Entesopatie periferiche;
  • 3) Mononeuriti dell’arto superiore e mononeuriti multiple;
  • 4) Sordità;
  • 5) Spondilosi;
  • 6) disturbi delle sinovie, dei tendini e delle borse;
  • 7) Artrosi;
  • 8) Lesioni interne del ginocchio;
  • 9) disturbi dell’orecchio;
  • 10) Traumatismo dei nervi periferici del cingolo scapolare e dell’arto superiore.

Seguono una serie di neoplasie che interessano organi respiratori.

Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare, anche nel primo bimestre del 2023, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite dalle patologie del sistema respiratorio e dai tumori.

Dai dati Inail, l’agricoltura si colloca al secondo posto in questa triste classifica, preceduta solo dal comparto industriale dove le malattie professionali riconosciute nel 2022 sono state oltre 50mila.

Ha sottolineato il direttore generale di Inac-Cia, Laura Ravagnan:

“Rafforzare la sicurezza del settore, avere precise garanzie sulle tutele legate al benessere dei lavoratori agricoli, comprendere il perimetro del sistema assicurativo è la strada obbligata da imboccare per favorire anche l’ingresso dei giovani nel comparto.

Perché, è bene ricordarlo, il turn over degli addetti nei campi non sale da quel 5-7% annuo necessario da decenni”.

Ha aggiunto il direttore nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Maurizio Scaccia:

“Stupisce che, nonostante lo scenario inequivocabile rappresentato e supportato dalle cifre, l’agricoltura non venga considerata tra i lavori gravosi e usuranti e per questo sia rimasta tagliata fuori, ad esempio, dai beneficiari dell’Ape Social e della pensione anticipata per i ‘precari’.

Ma non ci si sono solo le malattie professionali, l’orizzonte che comprende più in generale il tema della sicurezza sul lavoro nel campo agricolo, richiede un grande progetto a sostegno della modernizzazione degli strumenti di lavoro da mettere a disposizione degli agricoltori.

Forme di aiuti e finanziamenti, in tal senso, sono stati attivati negli anni dai Governi italiani e dall’Europa, anche la stessa Inail promuove bandi in materia.

Il problema è che i sostegni previsti non giungono mai a destinazione di aziende piccole e marginali.

Questo avviene più per mere disfunzioni tecniche che per un disegno complottistico”.

Da qui, la proposta che avanzano Inac e Cia-Agricoltori Italiani sia alle Istituzioni sia all’Inail: prevedere in futuro dei bandi che si rivolgano a target aziendali diversi e ben profilati.

Secondo Inac e Cia, non possono concorrere sulla medesima gara aziende da un ettaro e imprese da 100 ettari.

E, a voler essere ancora più pragmatici, non si possono mettere in gara imprese che fatturano milioni di euro con chi ha bilanci inferiori ai 15.000 euro.

Anche le esigenze di attrezzature tecnologiche connesse all’attività sono chiaramente diverse.

L’una potrebbe aver bisogno di un sostegno per un trattore di ultima generazione e l’altra azienda, magari a conduzione familiare, potrebbe aver bisogno di piccoli attrezzi a tecnologia avanzata.

Queste ultime piccole realtà, tra l’altro -conclude Inac Cia- rappresentano oltre il 70% del totale delle imprese agricole italiane.