Reddito di Cittadinanza: “dovrebbe andare solo a chi non è in grado di lavorare”. Ecco le ipotesi

Si torna nuovamente a parlare del Reddito di Cittadinanza.

Come anticipato, l’esecutivo di Giorgia Meloni starebbe valutando di lasciare il sostegno solo a chi non è in grado di lavorare, mentre per tutti gli altri potrebbe arrivare un taglio.

E’ quanto fa sapere Tgcom24 che precisa:

“Secondo il premier Giorgia Meloni il Reddito di cittadinanza dovrebbe andare solo a chi non è in grado di lavorare, mentre per tutti gli altri potrebbe essere tagliato.

Su questo scenario, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari ha spiegato: “Chi ha tra i 18 e i 59 anni, senza minori a carico, ed è in grado di lavorare perderà l’assegno legato al Reddito di cittadinanza, anche se non immediatamente.

Lo manterranno, invece, gli invalidi, chi è in difficoltà, chi ha minori a carico senza avere adeguati mezzi di sostentamento”.

Il sottosegretario ha poi ribadito: “Chi non può lavorare non può essere trattato come chi può. Chi non può lavorare va tutelato anche di più di oggi. Chi può lavorare va incentivato. Per questo ridurremo la platea dei percettori del Reddito di cittadinanza”.

Sul tema è poi intervenuto il sottosegretario al Lavoro, il leghista Claudio Durigon (in foto): “L’obiettivo è quello di spronare i percettori del reddito facendo capire loro che l’obiettivo non può essere incassare questo sussidio a vita ma piuttosto cercare trovare assieme allo Stato un lavoro”, ha detto intervistato da La Stampa.

Mentre la ministra per il lavoro, Marina Calderone, per il momento si è limitata a sottolineare l’importanza di separare le politiche attive del lavoro dal sostegno economico per chi è al di sotto della soglia di povertà.

Lo scenario su cui ragionano nell’esecutivo comunque fa riferimento, come ricorda Affari italiani, a quanto contenuto nel programma elettorale di Fratelli d’Italia e cioè ad “abolire il Reddito di Cittadinanza per introdurre un nuovo strumento che tuteli i soggetti privi di reddito, effettivamente fragili e impossibilitati a lavorare o difficilmente occupabili: disabili, over 60, nuclei familiari con minori a carico”.

A dare alcune cifre sul Rdc, intanto, è il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico: “Ha un ruolo straordinario e positivo nella riduzione della povertà, nel contrasto verso l’indigenza.

Abbiamo il reddito di emergenza, che è stato temporaneo, e che ha raggiunto quasi 5 milioni di cittadini. Oggi il numero è molto inferiore: il Rdc interessa 2,6 milioni di persone, e c’è un forte tasso di sostituzione. Chi era percettore nel 2019 non lo è più. C’è stato un ricambio di circa il 45%. Valuto questo aspetto estremamente positivo. Erano 3,7 milioni nel 2021 ora sono 2,5″.

“Non va immaginato il Reddito di cittadinanza come qualcosa di statico o con  le persone che stanno sul divano dal 2019: c’è una certa fluidità“, ha aggiunto Tridico. Ed è poi intervenuto proprio su quella che potrebbe essere una possibile riforma di questa misura a stretto giro.

“L’azione del governo si concentra giustamente sulla ricollocazione, sulle politiche attive, sul miglioramento dei centri per l’impiego, dei progetti dei Comuni che possono utilizzare i percettori attraverso di progetti di utilità pubblica”.

“Sono iniziative e politiche che hanno funzionato di meno e penso che sia giusto concentrarsi di più su questo fronte”, ha quindi aggiunto Tridico”.