Potenza il 18 Agosto 1860 proclamò la sua entrata nel Regno d’Italia!

18 Agosto 1860: la storia ci insegna come l’insurrezione lucana sia stata protagonista di vari episodi del Risorgimento nella Basilicata dell’800.

La provincia di Potenza infatti fu la prima a dichiarare morto il re Francesco II di Borbone e a proclamare la sua entrata nel Regno d’Italia.

Queste le parole di Antonio D’Andria, diffuse in una vecchia nota del Comune di Potenza:

“Le attività liberali erano presenti in Basilicata sin dalle rivolte del 1828 e del 1848.

In seguito alla concessione e alla successiva abrogazione della Costituzione del regno delle Due Sicilie, i liberali lucani si erano riuniti in comitati guidati principalmente da Giacinto Albini (ricercato dalle guardie borboniche proprio per aver già promosso e fondato un circolo costituzionale nel 1848), che nel 1850 a Montemurro aveva fondato un comitato anti-borbonico di stampo repubblicano.

Individuato ben presto Montemurro come centro d’azione dei comitati rivoluzionari e in seguito all’arresto del fratello Nicola, Giacinto Albini fu costretto a spostare la sede centrale a Corleto Perticara.

Nel 1860, dopo la battaglia di Milazzo e la presa della Sicilia da parte degli uomini di Garibaldi, Giacinto Albini, Camillo Boldoni e Nicola Mignona si riunirono a Corleto Perticara, la sera del 13 agosto, per organizzare l’insurrezione della provincia.

Al colonnello Boldoni fu dato il comando delle azioni militari, così come stabilito da un telegramma pervenuto dal comitato unitario di Napoli del 10 agosto precedente. I poteri civili furono invece avvocati dall’Albini e da Mignona.

Il 14 agosto furono inviati messi agli altri comitati lucani, per diffondere le notizie e l’intenzione di marciare su Potenza.

Il 16 agosto nella cittadina di Corleto Perticara, alle cinque del pomeriggio, Albini e i suoi uomini proclamarono ufficialmente l’Unità d’Italia, in una manifestazione popolare e religiosa tenuta in piazza Del Fosso, poi ridenominata piazza del Plebiscito.

Furono deposti gli stemmi e le insegne borboniche, e al loro posto innalzati immagini di Vittorio Emanuele II e bandiere del regno sabaudo. La cerimonia fu accompagnata da musiche, sfilate militari e fuochi d’artificio.

Nella serata dello stesso giorno, giunsero nella cittadina i drappelli dei comitati insurrezionali dei paesi vicini:

  • da Pietrapertosa giunsero 45 armati agli ordini di F. Saverio Garaguso;
  • da Aliano arrivarono 14 uomini comandati da Giambattista Leo;
  • da Ferrandina una colonna, di numero imprecisato, comandata da Carmine Sivilla e Giacomo Leonardis;
  • da Miglionico un drappello comandato da Giambattista Materi;
  • da Missanello giunsero gli uomini capitanati da Rocchino de Petrucellis;
  • da Gallicchio arrivarono 82 uomini comandati dal signor Robilotta;
  • da Gorgoglione e Cirigliano furono riuniti gli uomini della colonna di Giuseppe Bruno;
  • da Montemurro gli uomini di Pietro Bonari;
  • da Spinoso quelli di Nicola Albini.

Il giorno seguente, nella cittadina di Rionero in Vulture, il sindaco Giuseppe Michele Giannattasio, scese in piazza con il ritratto di Garibaldi tra le mani e urlando «Viva Garibaldi!», per poi marciare alla testa di un drappello di 54 uomini alla volta di Potenza.

All’alba del 18 agosto gli uomini riuniti a Corleto, circa 500, partirono verso Potenza. Dopo una sosta nella cittadina di Laurenzana, furono raccolti altri uomini, con a capo Basilio Asselta; mentre da Accettura provenivano gli uomini di Leonardo Belmonte.

Giunti ad Anzi, oltre agli uomini della stessa città comandati da Francesco Pomarici, si unirono al contingente insorti provenienti da:

  • Viggiano, comandati da Luigi Marrano;
  • Tramutola, comandati da Carlo Caputo;
  • Saponara, comandati da Camillo Schiavone;
  • Calvello, comandati dal signor Guerrieri;
  • Abriola, comandati da Vincenzo Arnone;
  • Vietri di Potenza e Picerno, comandati da Nicola Capece.

Al comando di Boldoni erano quindi 800 uomini.

Già durante la notte del 17 agosto, le truppe insurrezionali giunte da Melfi e Sala Consilina erano alle porte di Potenza. All’alba del giorno 18 gli uomini entrarono in città, scontrandosi con la Guardia Nazionale borbonica.

Una volta preso il controllo del municipio e dell’intendenza della provincia, la sera dello stesso 18 agosto gli 800 uomini del colonnello Boldoni giunsero dalla via di Rifreddo (presso Pignola).

Il giorno 19 agosto venne formato il governo prodittatoriale della provincia di Basilicata, con a capo Albini e Mignona, non faceva parte il colonnello Boldoni.

Al Boldoni lo stesso governo prodittatoriale assegnò però il comando dell’«esercito patriottico» con un’ordinanza del 19 agosto, che stabiliva, altresì, l’istituzione di giunte insurrezionali in tutti i comuni della Basilicata. A capo della Guardia Nazionale era il maggiore Emilio Petrucelli, mentre la Guardia di Potenza era comandata dai capitani Giuseppe Grippo, Giovanni Corrado e Federico Addone.

Un tentativo controrivoluzionario era stato già sedato a Melfi lo stesso 19 agosto, portato avanti da una coalizione legittimista che faceva capo al vescovo melfitano Ignazio Maria Sellitti.

Il successivo 22 agosto, da Salerno le truppe borboniche avanzarono nella direzione di Potenza passando per Auletta.

Il colonnello Boldoni, riunite le forze della Guardia Nazionale, aspettava le truppe regie per contrastarle nei pressi di Vietri di Potenza. Lo scontro però non vi fu, perché il governo napoletano richiamò le truppe dirette in Basilicata nel tentativo di fermare l’avanzata di Garibaldi dalla Calabria.

Riuniti allora 2566 uomini, Boldoni inviò quattro colonne nel resto della provincia per propagare il moto insurrezionale nelle province limitrofe. La prima colonna, comandata da Davide Mennuni, marciò verso Altamura, dove pochi giorni prima vi si era installato il Comitato insurrezionale Barese.

La seconda, comandata da Giuseppe Domenico La Cava, partì per la via di Ruvo del Monte verso l’Avellinese. La terza, comandata da Francesco Pomarici, marciò verso il Vallo di Diano. L’ultima, al comando di Francesco Paolo Lavecchia, andò verso il Lagonegrese a rinforzo degli insorti di Calabri.

Il 2 settembre Giuseppe Garibaldi entrò in territorio lucano, a Rotonda. Il giorno seguente attraversò in barca la costa di Maratea, e presso Lagonegro, in località Fortino, raccolse gli uomini lucani che lo seguirono fino alla Battaglia del Volturno. Il 6 settembre, Garibaldi e Albini si incontrarono ad Auletta, dove Albini fu nominato Governatore della Basilicata.

Dopo l’ingresso di Garibaldi in Napoli, il 10 settembre il Governo Provvisorio della Basilicata si sciolse, e la provincia passò agli ordini di Garibaldi dittatore di Napoli”.