Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola. Oggi 29 anni fa…

Oggi, 29 anni fa, a causa di un attentato di mafia, moriva Paolo Borsellino, vittima di Cosa nostra nella strage di via D’Amelio assieme ai cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Questo il ricordo di Gerardo Melchionda, Coordianatore Libera Basilicata:

“Stiamo attenti a non far diventare questa giornata un’esaltazione della retorica e dell’ipocrisia. Sappiamo tutti che questa strage, come quella di Capaci e altre ancora, sono stragi di Stato!

Lo specchio nel quale si riflettono gli omicidi Falcone e Borsellino è, ancora oggi, irrimediabilmente appannato. Ventotto anni di misteri, interrogativi ed inquietanti verità taciute e nascoste.

Come in una savana scimmie saltano all’improvviso da un albero a un altro, così una serie di nomi eccellenti si fanno strada nella giungla delle trattative fra lo Stato e la criminalità organizzata.

E’ nostro compito pretendere la verità, indignarsi e lottare per i troppi silenzi e le troppe omissioni.

E’ nostro dovere ricordare senza sterile retorica. Libera da sempre ha chiesto di trovare una risposta alle tante domande cercando di dare il proprio contributo nella ricerca della verità sui mandanti esterni delle stragi del 1992-1993 perché siamo fermamente convinti che è, soprattutto, in quel biennio che il potere ha costruito la sua nuova immagine.

Dopo tanti anni di “silenzi” ed “omertà” per questo Paese sarebbe il momento di far piena luce su certi fatti, aprendo gli archivi di Stato e svelando ogni segreto, senza dover aspettare un “pentito istituzionale” che rompa il silenzio e spieghi come e perché ci si è piegati alla trattativa con la mafia.

Guardando in questa direzione, le sentenze recenti non sono il punto di arrivo ma un punto di partenza per rilanciare la ricerca delle sempre più evidenti responsabilità di ambienti e uomini estranei alle mafie. Un ultimo passo verso la verità per svelare, finalmente, quel “gioco grande” che è costato la vita a giudici come Falcone, Borsellino, agli agenti delle loro scorte e a tanti cittadini inermi.

L’eredità che Falcone e Borsellino ci hanno lasciato è quella dell’impegno, della responsabilità e del risveglio delle coscienze. La legalità non è l’obiettivo, il vero obiettivo è la giustizia, a partire da quella sociale.

Occorrono giustizia, dignità umana e responsabilità, la spina dorsale della nostra Costituzione.

Chiediamo responsabilità alle istituzioni e alla politica! Noi, intanto, dobbiamo assumerci le nostre responsabilità, non possiamo essere cittadini a intermittenza.

Non basta commuoversi, bisogna muoversi”.