Potenza, “La vicenda petrolio venga affrontata con maggiore sguardo strategico”. La situazione

“Non riprendo ciò che ho già scritto in interrogazioni e detto in Consiglio regionale, ma la notizia della impossibilità di coltivazione del pozzo ‘Pergola 1’ se da una parte rassicura rispetto agli elevati rischi ambientali riconosciuti dallo stesso Ministero, dall’altra non si può non ricordare che questa produzione era uno dei presupposti rassicuranti messi sul tavolo da ENI SHELL per il mantenimento dei livelli occupazionali”.

È quanto afferma Piero Lacorazza, capogruppo del Pd in Consiglio regionale che continua:

“Mi si consenta di ricordare che sul tema, ad ottobre 2024, ho chiesto informazioni più dettagliate attraverso una interrogazione scritta rivolta al Governo regionale con l’obiettivo di approfondire la relazione attuale e prospettica tra produzione e occupazione in un contesto di tutela dell’ambiente e della salute.

Mi pare che il pozzo ‘Pergola 1’ anche nella recente riunione del Tavolo della Trasparenza sia stato portato nel confronto con i sindacati come elemento rassicurante.

Continuo a chiedere, e non mollerò sul punto che è necessario valutare con molta attenzione quello che sta accadendo in Val d’Agri anche in vista della scadenza della concessione ENI SHELL al 2029, dentro la fragilità di scelte compiute negli ultimi anni (rinnovo decennale) e pianificazioni di transizioni non sufficientemente seguite per tempo e con l’attenzione dovuta, e soprattutto con investimenti adeguati.

C’è da dire che il governo Bardi ha già bruciato 50 milioni di euro delle “compensazioni” ambientali per coprire il deficit in sanità, sottraendo opportunità alle imprese per creare di posti di lavoro; 50 milioni di euro non sono ‘bruscolini’.

La vicenda petrolio sia affrontata con maggiore sguardo strategico anche sul tavolo nazionale per capire, a partire dal piano industriale delle compagnie, quale direzione di marcia si vuole seguire chiedendo investimenti ‘no oil’ alle società petrolifere e al Governo adeguate compensazioni che guardino al futuro che si presenta con una decrescente produzione dentro una transizione energetica che non si può non vedere.

Non si faccia come l’auto; anni fa un top manager di un grande marchio in maniera sprezzante definì l’auto elettrica come un ‘prodotto della politica che non verrà mai accettata dai governi europei’.

Oggi, come appare evidente siamo in difficoltà e nessuno mette in discussione la transizione necessaria ma semmai la ricerca di un equilibrio sostenibile ed equo tra lavoro e lotta ai cambiamenti climatici.”