Basilicata, lotta all’evasione: sui conti correnti ulteriori controlli. I dettagli

Continua la lotta all’evasione del secondo Governo Conte.

Due gli strumenti a disposizione dell’Agenzia delle entrate, a partire da Agosto 2019: il risparmiometro e la superanagrafe.

Come si legge su Money.it:

L’Amministrazione Finanziaria si avvale del risparmiometro per verificare che i risparmi sul conto corrente siano coerenti coi redditi dichiarati, e della superanagrafe per incrociare questi dati con quelli della Guardia di Finanza.

Nel momento in cui viene rilevato uno scostamento del 20% tra entrate e uscite sul conto corrente, inizieranno gli accertamenti per scongiurare il rischio di evasione fiscale.

Dal 1° Gennaio 2020 c’è un altro modo per controllare i conti correnti, ed è tramite i dati autodichiarati con il modello ISEE.

Gli accertamenti del Fisco sui dati indicati nella DSU si estendono a saldo e giacenza media sui conti correnti dei contribuenti che richiedono il modello ISEE per accedere a una prestazione agevolata.

Il nuovo e ultimo modo con cui il Fisco può controllare il conto corrente dei contribuenti è tramite il modello ISEE.

Dal 1° gennaio 2020, con l’avvio della DSU precompilata in via sperimentale, sono partiti i controlli sui conti correnti dichiarati dai contribuenti.

Nello specifico, il mirino del Fisco è puntato su saldo e giacenza media di conti correnti, libretti postali e depositi.

La novità è contenuta nel messaggio numero 96 dell’INPS del 13 gennaio, con cui l’Istituto ha fornito le istruzioni per la compilazione della DSU precompilata ai fini ISEE.

Nel dettaglio, il Fisco cercherà omissioni e difformità riguardanti il valore del patrimonio mobiliare complessivo del nucleo familiare.

I controlli saranno più specifici: finora, l’incrocio dei dati verificava solo se i conti correnti dichiarati corrispondevano a quelli presenti nell’archivio, dal 1° gennaio 2020, invece, vengono verificate anche le cifre.

Risparmiometro e superanagrafe sono gli altri due strumenti principali con cui il Fisco riesce ad effettuare controlli sui conti correnti non solo delle persone fisiche, ma anche delle società.

Grazie a questi due strumenti l’Amministrazione finanziaria riesce a stringere la propria morsa sui ‘furbetti’ e contrastare in modo più efficace l’evasione fiscale.

Il risparmiometro, conosciuto anche come Evasometro, è un algoritmo con cui il Fisco verifica la coerenza tra i risparmi presenti sul conto corrente e i redditi dichiarati allo Stato, prendendo in considerazione anche gli anni precedenti oltre all’anno fiscale corrente.

Il controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate scatta se dall’analisi di questi dati dovesse risultare uno scostamento del 20% tra entrate e uscite sul conto corrente.

Quella del Fisco è senza dubbio una guerra ai contanti, perché gli accertamenti avvengono quando il contribuente dichiara un certo reddito annuo, ma in banca risulta titolare di risparmi superiori alle proprie possibilità, o ha effettuato acquisti non coerenti con la sua dichiarazione dei redditi.

È ritenuto sospetto anche l’atteggiamento di coloro che accumulano denaro sul conto corrente ma non prelevano nulla; in questo caso, infatti, si presume che la sussistenza venga garantita dal contante ricevuto da lavoro in nero.

Generalmente a far scattare l’allarme del Fisco saranno quelle operazioni che muovono importi superiori ai 5.000 euro, come ad esempio i bonifici effettuati per l’acquisto di auto e immobili, così come per il trasferimento di denaro all’estero.

Soggette a controlli anche le entrate, dal momento che dovranno essere giustificati i versamenti che prevedono somme elevate.

Per i prelievi in contanti, invece, non ci sono controlli. Tuttavia qualora gli importi prelevati siano superiori ai 5.000 euro potrebbe scattare un controllo antiriciclaggio, con la Banca che richiede al cliente una dichiarazione scritta sul perché si necessita di quella determinata somma.

L’altro strumento nelle mani vigili del Fisco è la cosiddetta superanagrafe.

La superanagrafe è un database in cui sono contenuti sia i dati dell’Agenzia delle Entrate sia quelli della Guardia di Finanza.

Il risultato è quindi la messa a disposizione del Fisco di un’enorme mole di dati, ovvero:

  • saldo del conto corrente a inizio e fine anno;
  • movimenti di entrata e uscita;
  • giacenza media.

Con questo tipo di informazione a disposizione, risulta estremamente semplice confrontare gli scostamenti tra entrate e uscite sui conti correnti.

La superanagrafe è stata usata in via sperimentale sulle società nel 2018, e dall’Agosto di quest’anno viene usata per effettuare controlli anche sui conti correnti delle persone fisiche.

L’Agenzia delle Entrate ha l’autorità di effettuare controlli su qualsiasi conto corrente di persona fisica.

È chiaro che ad essere maggiormente esposti agli accertamenti del Fisco sono coloro che presentano un profilo di rischio elevato.

A far finire il vostro conto corrente sotto la lente d’ingrandimento del Fisco può essere, ad esempio, un accredito di grande entità non presente nella dichiarazione dei redditi.

Ad essere principalmente monitorati sono i liberi professionisti e i titolari di partita IVA, così come i titolari di aziende in generale.

L’occhio del Fisco, comunque, non controlla solo i conti correnti, ma anche:

  • deposito titoli;
  • conti deposito;
  • buoni fruttiferi postali;
  • conto terzi;
  • investimenti in società di gestione collettiva del risparmio;
  • prodotti assicurativi;
  • carte di credito.

In caso di movimenti sospetti il contribuente dovrà fornire le dovute giustificazioni di fronte alle autorità.

Prima di accusare il contribuente, però, l’Agenzia delle Entrate ne deve verificarne le motivazioni con un contraddittorio preventivo.

Il contribuente riceverà una convocazione da parte di un funzionario del Fisco, durante il quale dovrà ‘difendersi’ giustificando le anomalie.

Il contribuente dovrà quindi essere in possesso di tutta la documentazione necessaria per dimostrare che non sono avvenute attività illecite.

L’onere della prova, quindi, grava sul contribuente.

Le prove portate dal contribuente saranno valutate dal funzionario e nel caso in cui queste non siano convincenti ne potrà seguire un accertamento fiscale, ossia un controllo specifico con il quale verrà messa in luce la situazione del contribuente.