Venerdì 29 Luglio, a Potenza nel piazzale adiacente la sede della Regione Basilicata, circa un migliaio di agricoltori lucani e non, a partire dalle ore 10:00 si daranno appuntamento a difesa del grano nazionale.
Il prezioso cereale è ormai sotto l’attacco di manovre speculative che hanno dimezzato le quotazioni su valori più bassi di 30 anni fa, causato la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro e messo a rischio di desertificazione quasi 2 milioni di ettari di terreno, il 15% della superficie agricola nazionale, che si trovano peraltro soprattutto nelle aree più difficili del Paese.
Per l’occasione Coldiretti consegnerà al governatore Marcello Pittella e all’assessore regionale all’agricoltura, Luca Braia, un documento per chiedere una tutela della produzione locale di grano, maggiori controlli sulle importazioni e sostegno alle aziende nazionali del settore.
La protesta nasce da un presidio organizzato a Roma dalla Coldiretti per chiedere la tutela della produzione italiana di grano duro.
Piergiorgio Quarto, Presidente Coldiretti Basilicata, ha spiegato:
“I nostri agricoltori sono sottoposti a controlli stringenti e vessati dai prezzi, ma nei porti italiani arriva grano da tutto il mondo, con pochissimi controlli sanitari e un prezzo stracciato, che uccide il mercato.
E’ una vera e propria guerra che rischia di abbattere le nostre aziende.
Per contrastare questa vicenda abbiamo scelto di scendere in piazza e chiedere il sostegno delle Istituzioni”.
La protesta di venerdì sarà anche l’occasione per chiedere una maggior tutela dei diritti degli stessi consumatori.
Francesco Manzari, Direttore Coldiretti Basilicata ha evidenziato:
“Consegneremo alla giunta regionale i punti programmatici emersi dopo l’incontro a Roma perché vogliamo difendere non solo le nostre aziende, ma anche i nostri consumatori, che devono essere informati sui prodotti che comprano”.
In particolare Coldiretti ha chiesto l’etichettatura obbligatoria dei prodotti derivati dal grano, il blocco delle importazioni “a dazio zero” e maggiori controlli nei porti, una moratoria bancaria per i produttori locali, un uso “più equo” dei fondi europei e l’attivazione di una commissione nazionale per il controllo dei prezzi e del mercato.