Per la Basilicata sviluppo sostenibile e centralità dell’agricoltura: ecco le richieste

“Riassegnare centralità al settore agricolo e al ‘capitale natura’ coniugando le opportunità offerte dall’UE, comprese le risorse aggiuntive del Ricovery Plan e adottando soluzioni che tendano ad accorciare distanze fisiche e immateriali, connessioni e cultura innovativa dell’agro-ruralità coniugata con i nuovi ritrovati dell’economia della conoscenza e della digitalizzazione e connettività”.

Questa è in sintesi la posizione emersa nella riunione delle Giunte CIA-Agricoltori di Potenza e Matera (che si è svolta in videoconferenza):

“Sono stati affrontati diversi temi a partire dai piani di attività e la predisposizione di un fitto calendario di appuntamenti sui temi relativi alla PAC, il regolamento transitorio 21/22, le risorse aggiuntive per il settore agricolo per la ripresa e la resilienza e dopo l’incontro del Presidente nazionale Scanavino con Presidente Conte.

Dopo l’incontro di fine anno con Presidente Bardi in cui furono indicate alcune macro-opzioni del Piano Strategico sul quale la Regione sta lavorando, i dirigenti della Cia auspicano che si individuino modalità e tempi adeguati per aprire un confronto fattivo con le parti Imprenditoriali, sindacali e sociali a partire dalla Piccola e media impresa, ossatura del nostro sistema economico e produttivo con circa 50.000 unità di produzioni, di cui oltre 20.000 del settore agricolo-alimentare e agro-ambientale”.

Il direttore di Potenza e Matera, Donato Distefano, evidenzia:

“Come Cia abbiamo consegnato formalmente, come suggerito dagli Uffici Regionali, le nostre proposte al Governatore Bardi, contenute nel documento programmatico ‘LA BASILICATA CHE VOGLIAMO’, che traccia 10 indicatori sui quali innestare non solo alcune linee di sviluppo economico-produttivo ma intende fornire un reale contributo per affrontare storici e atavici questioni che ancora caratterizzano la nostra Basilicata.

Tematiche che attengono alle aree interne e marginali, ai divari esistenti fra areali montani e il resto dei territori, il tema della coesione e dello spopolamento e la questione socio-demografica e di comunità.

Per la Cia intraprendere la strada dello sviluppo sostenibile vuol dire riconoscere pienamente la centralità dell’agricoltura, che sostiene le richieste di cibo assicurando i bisogni primari del Paese e contribuisce alla tenuta socio-economica e ambientale dei territori.

Per questo, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza deve avere un’anima agricola e agire in un’ottica d’insieme, con l’obiettivo di costruire veri e propri ‘sistemi imprenditoriali territoriali’ interconnessi, dove le attività produttive e le forze sociali possano fare rete per resistere meglio alle crisi”.

Questo il messaggio del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, in occasione della riunione sulla proposta di PNRR con il premier Giuseppe Conte:

“La pandemia ha rimesso in discussione tutti i modelli di crescita.

Ora la ripartenza dipende dalla capacità di interpretare il cambiamento utilizzando le ingenti risorse a disposizione per progetti concreti e innovativi, realizzabili con tempi certi e ragionati in un’ottica più verde, digitale e resiliente, come ci chiede l’Europa con il Green Deal”.

Più in dettaglio, secondo il presidente di Cia:

“Nella ‘Missione’ del PNRR dedicata all’agricoltura dovranno rientrare misure e strumenti specifici per modernizzare e digitalizzare il settore, con l’obiettivo di rendere sempre più sostenibili e competitivi i produttori nazionali, avendo a disposizione tecnologie innovative a supporto delle scelte di tecniche culturali e input produttivi, razionalizzazione delle risorse, raccolta dati, tracciabilità delle filiere e blockchain, rinnovamento del parco macchine agricole.

Non meno strategica, poi, la creazione di sistemi produttivi a vocazione territoriale, tramite un coinvolgimento attivo e condiviso tra agricoltori, artigiani, commercianti, logistica, turismo, enti locali, consumatori.

Ugualmente necessario poi investire in progetti per incentivare il recupero e la ristrutturazione di fabbricati rurali, nei piccoli centri e borghi, in un’ottica abitativa e turistica, per frenare lo spopolamento dei territori e il loro impoverimento agricolo, ambientale e paesaggistico, adeguando e sviluppando al contempo la rete infrastrutturale viaria e tecnologica, per agevolare la mobilità dei cittadini dalle aree rurali verso quelle urbane e viceversa, nonché riorganizzare il sistema di gestione territoriale deputato a contrastare il dissesto idrogeologico, con gli agricoltori protagonisti.

Il settore primario, insomma, può diventare il paradigma di un nuovo modello di sviluppo in sinergia con le altre forze economiche e sociali, sostenendo una logica di progettualità trasversali tra le varie Missioni del Piano.

Si tratta di un’opportunità unica per consentire all’Italia di imboccare la strada della ripresa, attraverso il rilancio dei territori dal punto di vista sociale, economico e ambientale”.