ESTENDERE I BENEFICI DEL PETROLIO A TUTTI I COMUNI LUCANI? ECCO COSA NE PENSA IL SEGRETARIO DEL PSI LUCANO

Nuovamente al centro in queste ore il dibattito sull’utilizzo delle Royalty idrocarburi.

In passato si era già parlato di estendere i benefici finanziari del petrolio a tutti i comuni lucani, ma senza troppo successo.

Il Presidente regionale dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Salvatore Adduce riapre la questione chiedendo agli amministratori di valutare l’allargamento delle royalty della Val D’Agri anche agli altri comuni della Basilicata.

Sul dibattito interviene Livio Valvano (Segretario regionale del Partito Socialista Italiano) esternando la sua contrarietà alla proposta lanciata da Adduce.

Riportiamo il comunicato stampa con le parole di Valvano:

“Non mi convince l’idea lanciata dal Presidente dell’ANCI di Basilicata, circa l’allargamento a tutti i Comuni lucani del beneficio delle royalty idrocarburi.

Non mi convince innanzitutto per le ragioni, che sembrano legate alla contingenza dei rigidi vincoli del patto di stabilità, per cui se i Comuni inclusi nell’area del petrolio non riescono ad utilizzare a pieno le risorse finanziarie allora possiamo estendere la torta alle altre amministrazioni comunali.

Se questo è il senso, spero di aver capito male, è improbabile che i socialisti lucani possano aderire a questa “nuova impostazione”.

Comprendo le giuste ragioni che hanno indotto il consigliere Robortella a porre un problema, teso a rimuovere quella che oggettivamente sembra essere l’anomalia del “cerchio magico” dei 10 comuni che beneficiano degli incentivi sul gas metano.  Ciò detto, la materia normata dalla Legge 40/1995 non può tradursi “nell’arte di amministrare egoismi”.

Penso che il Consiglio Regionale, a partire dalla Commissione consiliare presieduta dal Consigliere Robortella, debba fare un grande sforzo, studiando in profondità gli effetti e le realizzazioni concrete prodotte dall’applicazione della Legge 40, dopo 20 anni dalla sua approvazione.

Quali risorse si sono riversate su quel territorio, quali investimenti realizzati e quali gli effetti prodotti. Se i comuni non riescono ad utilizzare a pieno le risorse perché eccessive rispetto ai loro bisogni e ai possibili programmi di sviluppo in rapporto alla dimensione territoriale, alla popolazione insediata, può essere sufficiente rivedere i meccanismi dalla Legge 40, producendo così l’effetto di trasferire sui programmi regionali il surplus di risorse finanziarie inutilizzate, anziché superare a piè pari il pur giusto rapporto tra ricadute economiche delle estrazioni e sofferenze socio-economiche, impatto ambientale e sanitario del territorio interessato.

Non sarebbe ragionevole superare detto rapporto, così come non sarebbe ragionevole legittimare l’esistenza di un surplus di risorse non utilizzate dal territorio o, ancora peggio, sprecate dalle comunità locali.

Ma non si risponde a una inefficienza o debolezza compensandola con altre debolezze perché questa sarebbe, la conseguenza dell’idea lanciata dal Presidente dell’ANCI Adduce.

Polverizzare le risorse ampliando il numero dei commensali alla stessa tavola produrrebbe un unico effetto: rendere tutti più poveri senza prospettive vere di sviluppo.

Apriamo la discussione senza soluzioni precostituite, partendo dal Consiglio Regionale e dal Presidente della terza commissione, Vincenzo Robortella, cui chiediamo di attivarsi per aprire un tavolo di confronto sulla legge regionale 40/1995, il cui  mandato doveva e deve essere quello fissato dall’art.24 della legge n.6/1957, cioè lo sviluppo economico e industriale della Regione, le cui conseguenze sarebbero maggiore occupazione e reddito”.