POTENZA: IL NOSTRO PONTE MUSMECI SI CANDIDA A PATRIMONIO MONDIALE DELL’UNESCO! I DETTAGLI

Approvata all’unanimità in Consiglio comunale l’adesione al Comitato promotore per la candidatura del Viadotto dell’Industria (Ponte Musmeci) a Patrimonio Mondiale dell’Umanita Unesco e sottoscritto l’atto costitutivo.

E’ quanto riporta una nota del Comune di Potenza.

Della notizia si era già parlato ad Aprile, ma adesso è ufficiale.

Riportiamo la relazione dell’assessore all’Istruzione – Cultura – Turismo – Roberto Falotico:

“IL PONTE MUSMECI – I PERCHE’ DI UNA CANDIDATURA

DA DOVE PARTIAMO

Oggi, aldilà di iniziative spesso di facciata, il ponte sopravvive circondato dall’incuria e dal degrado di un mondo che non può comprenderlo”. Così scrive nel 2010 Fausto Giovannardi  (“Sergio Musmeci, strutture fuori dal coro”).

E’ da qui che bisogna partire, da queste parole durissime e mortificanti per tutti noi.

E per partire, occorre fare una disamina di quanto già si è costruito e progettato, intorno al ponte, sopra e sotto di esso.

L’opera dell’ing. Sergio Musmeci è ormai su Wikipedia, sia nella sua versione italiana, che in quella inglese.

Tutto il mondo può così avere nozioni fondamentali sulla sua peculiarità strutturale ed architettonica. Sappiamo più o meno tutto della sua storia: realizzato all’inizio degli anni ’70, tutto in cemento armato, è costato quasi il doppio di quanto preventivato, ed è stato portato a termine grazie alla caparbietà dell’allora direttore dell’ASI, l’ing. Viggiani.

Le sue strutture ardite, ottimizzando i regimi statici, fanno delle forme un’espressione dell’arte: non presenta difatti pilastri, ma ramificazioni, costituite da un’unica volta di 60-70 centimetri di spessore e quattro archi contigui.

L’arch. Lugi Spinelli, in un articolo su DOMUS di qualche anno fa, lo descrive come “una linea retta e snella, sulla cima, una piastra che si piega leggermente verso la città; sotto, le forme inedite 3D ricordano il pettine di un gallo da cortile o il cappello delle suore ospedaliere in alcune delle fantasie di Federico Fellini. Questo sottile guscio lavora incessantemente e con gli stessi movimenti, come sulla punta delle dita, supporta la piastra superiore e poggia sul terreno”.

La città lo ha riscoperto di recente, come se solo da qualche anno fosse a tutti chiaro che “la piastra” superiore, banale, ordinaria, che tutti, anche più volte al giorno, percorriamo in auto, in realtà ha il suo immenso valore nella pancia, nella parte nascosta al transito, in un “sotto” che spesso ce ne ha fatto dimenticare la pregevolezza.  C

redo abbiate visto tutti, almeno una volta, il bellissimo e prezioso documentario che Effenove ha realizzato sul ponte ed in generale sull’opera di Sergio Musmeci: un tassello molto importante, che si aggiunge a quanto è stato fatto, negli anni passati, per valorizzarne la portata artistica e culturale, e l’impatto che una sua valorizzazione avrebbe sulla città tutta.

Oggi almeno è chiaro a tutti che l’opera di Sergio Musmeci non è un semplice ponte che collega il raccordo autostradale e le strade di accesso al centro storico, sorvolando la zona industriale e il fiume Basento, ma è una opera d’arte moderna:

  • nel 2003 il ponte è stato dichiarato monumento di interesse culturale dal Ministero per i Beni e le Attività culturali.
  • i progetti e le planimetrie sono contenuti nel fondo archivistico “Musmeci Sergio e Zanini Zenaide”, che nel 1997 venne dichiarato di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica per il Lazio e successivamente acquisito nel 2003 dal Ministero per i Beni e le Attività culturali per le collezioni di architettura del XX secolo del MAXXI.

Un crescendo di attenzione, che ora deve trovare il suo compimento in un marchio, una certificazione, un attestato di valore: il ponte può e deve diventare Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.

QUALI POSSONO ESSERE I VANTAGGI DI UNA OPERAZIONE SIFFATTA, PER L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI POTENZA?

Avvio di una progettualità di sviluppo basata su un turismo originale e laterale

L’attrattività per visitatori provenienti da fuori regione o dall’estero non è fatta solo di storia e dell’estetica perfetta dei monumenti rinascimentali

. Partendo dal ponte Musmeci, esiste la possibilità di caratterizzare la città di Potenza come luogo della architettura  contemporanea; come luogo di elezione nel quale venire a visitare pregevoli monumenti del periodo brutalista (oltre al ponte Musmeci, ci sono anche la ex sede della Banca Popolare del Mediterraneo, il Tribunale, il centro direzionale di via Di Giura, la chiesa di piazza don Bosco); come luogo di studio di aree urbane e quartieri disegnati con precise finalità abitative di servizio da nomi prestigiosi della architettura: il rione Santa Maria e il progetto Quaroni / Piacentini sull’ospedale psichiatrico modello, ad esempio, ma perfino il rione Cocuzzo, e la Nave, Bucaletto, che possono diventare laboratori di studenti per progetti di riqualificazione architettonica e sociale.

Ricucitura in un unico sistema di una grande area parco “porta dell’Appennino”

Il ponte costituisce un confine naturale e naturale porta di accesso di due aree verdi già esistenti: l’area di Parco Rossellino a monte e l’area del lungofiume Basento a valle. In corrispondenza di quest’ultima sono ormai in via di completamento i lavori del Parco fluviale del Basento.

L’insieme, anche in previsione di poter potenziare la possibilità di fruire di altre aree, costituirebbe una grande zona verde in grado di riconnettere l’area periurbana della Città di Potenza con le aree boschive di Pallareta e di Sellata-Rifreddo e, quindi, con il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, il maggior parco naturale della Basilicata. E anche questo può diventare un attrattore turistico, per una utenza diversa, interessata al trekking, al verde, alle esplorazioni, alla natura.

Accogliere  e sostenere una progettualità bottom up, proveniente dai cittadini

L’idea della candidatura parte da un gruppo di cittadini, che ha raccolto i frutti dei semi piantaticon le molte iniziative di carattere culturale che hanno già interessato il ponte negli anni passati, ad opera soprattutto della Associazione Basilicata 1799. Durante il TED per Potenza, svoltosi ad Ottobre scorso, l’iniziativa è stata lanciata alla cittadinanza tutta, ed alle istituzioni, a cominciare dal Comune.

E’ una iniziativa che ci invita – e ci sfida – ad un rapporto nuovo con i cittadini, più alto di quello fra amministratori ed amministrati, un rapporto molto lontano ed decisamente più costruttivo rispetto a quello nel quale i cittadini si autoassegnano il ruolo di solo pungolo critico delle iniziative comunali, qualunque esse siano.

La candidatura del ponte Musmeci a Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO ci chiama e ci sfida ad una relazionefiduciaria e paritariafra cittadini edamministrazione comunale, un legame di coesione degli intenti per traguardare ad un obiettivo molto sfidante, e ad una visione di futuro che non può non vederci coinvolti.

Rendere coesa una città

La candidatura, infine, porta con sé un risultato prezioso: la coagulazione della cittadinanza intorno ad un obiettivo molto alto, estremamente motivante, ed il recupero di un orgoglio di appartenenza forte che pure si è manifestato, negli ultimi tempi, con evidenza, a testimonianza di un cambio di mentalità volta a voler costruire e collaborare attivamente per valorizzare il rapporto tra la cittadinanza e il contesto urbano.

La candidatura serve a far passare il messaggio che nulla è impossibile, che cittadini ed amministrazione possono viaggiare compatti verso qualunque obiettivo, come è accaduto a Matera per la candidatura vincente a Capitale Europea della Cultura per il 2019.

Non vi è alcuna certezza, nonostante tutto, che il titolo ci venga assegnato. Ma il percorso di candidatura ci avrà almeno insegnato a lavorare insieme, cittadini ed amministrazione, ordini professionali e commercianti, destra e sinistra, istituzioni e resto del mondo.

Oggi[…] il ponte sopravvive circondato dall’incuria e dal degrado di un mondo che non può comprenderlo”.

Ecco, con la candidatura possiamo dimostrare che, almeno, abbiamo compreso quale tesoro abbiamo sotto casa“.