Potenza, presunta truffa alla Radioterapia del San Carlo: “capire perchè chi doveva controllare non ha controllato”

Si torna a parlare della vicenda che ha colpito la Radioterapia dell’Ospedale San Carlo di Potenza secondo cui, un’apparecchiatura sanitaria importantissima per i malati oncologici, è stata spacciata per nuova ma si sospetta risalga a 10 anni fa.

Gli inquirenti della Procura della Repubblica di Potenza stanno indagando sulla presunta truffa ai danni dall’Azienda ospedaliera ‘San Carlo’ di Potenza ed a loro – si legge in una nota –  si è rivolto l’eurodeputato pentastellato Piernicola Pedicini attraverso un esposto con cui solleva le proprie preoccupazioni.

Pronte le rassicurazioni del San Carlo ma sulla questione dichiara Pedicini:

“Secondo i magistrati, l’apparecchiatura di ultima generazione, denominata ‘Varian Trilogy’, acquistata dall’ospedale San Carlo per il reparto di Radioterapia al costo di due milioni di euro circa da un’azienda che si era aggiudicata il bando della Regione Basilicata del 2008, non sarebbe nuova ma rigenerata.

Inoltre, come è stato reso noto anche da fonti sindacali, sembra che l’acceleratore lineare installato per la radioterapia, risalente al 2008, non risponda alle caratteristiche richieste dal capitolato tecnico e in sede di collaudo nessuno si sia reso conto che, pur essendo richiesta espressamente la certificazione dell’azienda di produzione attestante la data di fabbricazione e il numero di matricola progressivo, le apparecchiature fornite non fossero conformi alle caratteristiche richieste.

Ho voluto esprimere al Procuratore di Potenza le mie apprensioni perché qui non si parla di dare in affidamento esterno servizi di mensa o pulizia biancheria ma di gestire un servizio essenziale per persone affette da patologie oncologiche.

Qui si tratta di capire perché chi doveva controllare che il macchinario fosse effettivamente nuovo e funzionale, non ha controllato. Perché un ospedale pubblico che svolge un servizio pubblico e ha al proprio interno professionisti pagati con soldi pubblici dovrebbe affidarsi a personale esterno che costa a volte anche di più di quello interno?

Il risparmio apparente che si effettua evitando di assumere personale interno viene fatto sulla pelle dei pazienti.

Allo stesso tempo si sviliscono le professionalità dei professionisti esterni che vengono pagati con contratti precari di breve durata e si nega ai pazienti la continuità e la qualità di servizi importantissimi.

La dichiarazione del direttore del Dipartimento oncologico, dottor Domenico Bilancia, non mi tranquillizza affatto e l’azienda che ora si proclama “parte lesa” ritenendo di aver svolto le procedure di affidamento e la successiva fase contrattuale ‘nel pieno rispetto della normativa vigente’ dovrebbe spiegare ai magistrati in che modo ha controllato su quelle che appaiono essere più che semplici anomalie amministrative”.