Il sottosegretario all’Ambiente ha risposto alla interpellanza urgente dell’on. Cillis (M5S) sugli sversamenti delle attività estrattive a Corleto Perticara.
Cillis dichiara:
“Mercoledì 20/11 ho depositato una interpellanza urgente che è stata discussa venerdì scorso – co-firmata da altri 46 parlamentari del MoVimento 5 Stelle – con cui ho interpellato il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro della salute, per sapere: 1) se ritengano di dover promuovere una verifica da parte del comando carabinieri per la tutela ambientale, volta ad appurare l’entità del danno; 2) se intendano promuovere, per il tramite dell’istituto superiore di sanità, un’indagine epidemiologica volta a chiarire le motivazioni dei numerosidecessi avvenuti nel corso degli anni nelle comunità delle aree estrattive e 3) di quali elementi dispongano in ordine alla situazione ambientale dei siti estrattivi in Corleto Perticara e se intendano assumere iniziative, per quanto di competenza, per la costituzione di un tavolo interministeriale che coinvolga gli enti locali interessati anche per la riparazione del danno ambientale.
Ciò, premesso che l’attività estrattiva produce una notevole quantità di fanghi, fluidi e altri rifiuti per ogni barile di olio prodotto.
Il sottosegretario Morassut del Ministero dell’Ambiente ha risposto informando che:
- la problematica non rientra nelle competenze del Ministero per l’Ambiente in quanto si tratta di area fuori SIN per cui di competenza diretta della Regionema ha assicurato che il Ministero manterrà alto il livello di attenzione e che valuterà l’opportunità di costituire un apposito tavolo di confronto.
Per cui, invito l’Assessore all’Ambiente della Regione Basilicata, il dr. Gianni Rosa, ad intraprendere le azioni più Idonee per effettuare le opere di bonifica dell’area;
- per quanto attiene agli aspetti epidemiologici, l’Istituto Superiore di Sanità ha comunicato la propria disponibilità ad effettuare una ricognizione e valutazione dei dati, delle indagini, delle fonti informative disponibili per l’area in esame sul fronte sanitario/epidemiologico, finalizzata ad inquadrare il contesto delle aree a rischio e di valutare la fattibilità/opportunità di condurre indagini ad hoc;
- l’iter amministrativo è ancora in corso e non risultano attualmente pendenti procedimenti penali e/o civili riguardanti danni ambientali derivanti dall’attività estrattiva effettuata dalla Total SpA presso il giacimento di Tempa Rossa;
- l’ArpaB ha fatto presente che l’autorità giudiziaria ha svolto delle indagini sui siti ‘Montagnola’ e ‘Serra d’Eboli’, precisando che, in data 14/09/2009, il NOE ha richiesto all’ArpaB il supporto tecnico per i camponiamenti e le analisi del terreno per la ricerca di rifiuti fanghi provenienti dalla perforazione di pozzi petroliferi e che, dalle risultanze trasmesse dal NOE il 15/04/2011, le conclusioni sono state che i terreni presenti sono estranei alla natura geologica dell’area.
Le analisi permettono di caratterizzare i terreni presenti come residui di fanghi da perforazione e che la contaminazione è circoscritta ai siti di discarica e che il terreno contaminato può essere classificato come rifiuto speciale pericoloso.
Ad aprile 2011 la Regione Basilicata ha intimato a Total di procedere alla attuazione delle misure necessarie.
A Maggio 2011 la Total ha presentato il piano di caratterizzazione precisando di non ritenersi responsabile della contaminazione e proponeva la delimitazione dell’area.
Dopo numerose Conferenze di Servizio e di rilievi per l’approvazione del Piano di Caratterizzazionee, tra dicembre 2016 e febbraio del 2017, i tecnici ArpaB hanno effettuato sopralluoghi e campionamenti dai cui risultati, con relativa validazione, trasmessi il 10 ottobre 2017, evidenziando i superamenti degli csc per i parametri cobalto, selenio, vanadio, zinco, benzene, idrocarburi pesanti C12 (per Serra d’Eboli) ed il superamento del parametro berillio.
Nel territorio della regione Basilicata, un pozzo minerario di medie dimensioni raggiunge oltre 3.000 metri di profondità e la sua realizzazione comporta la produzione di rifiuti speciali e pericolosi composti al 50 per cento da fanghi e al 50 per cento da acque di strato che, per ogni metro perforato, equivalgono a 4,5 barili di rifiuti.
In particolare, il giacimento di Tempa Rossa registra un’attività estrattiva quantificabile in una quota di 30 mila barili al giorno e a regime arriverà a 50 mila barili giornalieri, una enormità di rifiuti prodotti da un solo pozzo sia durante la perforazione che durante le attività di estrazione.
Come noto, nel territorio di Corleto Perticara negli anni ’90 avvenne un versamento illegale di fanghi tossici da attività estrattiva e le aree contaminate furono messe sotto sequestro solo nel 2010, ovvero 19 anni dopo, ma ad oggi non ci risulta alcuna notizia in merito all’avvenuta bonifica dei suddetti siti inquinati, mentre sono note le continue proteste di cittadini e agricoltori proprietari di terreni confinanti con le suddette aree, a causa dei numerosi decessi, presumibilmente provocati dall’inquinamento presente in dette zone, anche se non risultano effettuate indagini eziologiche finalizzate a capire quanto tali fattori ambientali abbiano influito nel determinare malattie mortali”.