Potenza, chiude il Centro di Accoglienza Straordinaria: “lavoratori della struttura hanno già ricevuto le lettere di licenziamento”

Riceviamo e pubblichiamo una nota di “Potere al Popolo! Basilicata” circa la chiusura del Centro Straordinario di Accoglienza a Potenza:

“Il prossimo 31 marzo uno dei Centri di Accoglienza Straordinaria della città di Potenza chiuderà. Si tratta del CAS sito nel centro storico, all’interno del Tourist Hotel e gestito dalla Coop. Solidarietà.

Cinque lavoratori della struttura hanno già ricevuto le lettere di licenziamento e altri due non si vedranno rinnovare il contratto mentre ai richiedenti asilo ospitati nel centro, non è stata ancora comunicata la loro destinazione.

Potere al Popolo! ha sempre sostenuto la necessità del superamento della gestione emergenziale e “straordinaria” dell’accoglienza, proponendo di rafforzare – a partire dal modello SPRAR – centri di piccole dimensioni, gestite dal pubblico e che permettano, a chi arriva, percorsi autonomi di inserimento, abitativo, sociale e lavorativo.

Tuttavia desta forte preoccupazione la repentina chiusura dei centri di accoglienza straordinaria e la perdita dei posti di lavoro in un territorio con un tasso di disoccupazione pari al 12, 85%  e il costante aumento delle persone costrette a lasciare la Basilicata, soprattutto per mancanza di prospettive future e lavorative (a questo proposito ricordiamo che secondo i dati ISTAT dal 2002 ad oggi sono venuti meno nel saldo demografico 30.346 abitanti).

Le ragioni della chiusura sono da ricercarsi non solo nella scadenza del contratto con la Prefettura di Potenza per la gestione del C.A.S. ma anche nella mancanza di future prospettive, imposte dai nuovi bandi di gara sul nuovo schema di Capitolato del Ministero dell’Interno.

Un provvedimento che di nuovo porta soltanto tagli pesanti a tutti i servizi alla persona, a partire da quelli per l’integrazione che letteralmente spariscono (si veda il bando di gara della Prefettura di Potenza).

Le politiche volute dal governo Lega-Cinque Stelle porteranno così ad una perdita stimata di 18 mila posti di lavoro qualificati sul territorio nazionale.

Il privato che parteciperà ai nuovi bandi non dovrà più preoccuparsi di garantire l’insegnamento della lingua italiana, la formazione professionale e la positiva gestione del tempo libero.

Il rapporto della cooperativa “InMigrazione” ci fornisce qualche dato più esplicativo: i CAS fino a 50 persone ospitate presteranno assistenza sociale per 28,8 minuti al mese contro i precedenti 86,4 che scendono a 12,8 minuti nei CAS fino a 150 ospiti; il personale medico garantirà 4 ore annue per ospite che arrivano a 19,2 minuti nei CAS più grandi e nei turni notturni il rapporto operatore-ospite sarà di 1 a 150.

Per Potere al Popolo! tutto ciò non si può interpretare se non alla luce dell’ossessione dei “35 Euro” e del taglio promesso dell’attuale esecutivo in campagna elettorale, rinunciando allo stesso tempo alla necessità di riformare il sistema di prima accoglienza, le cui criticità erano e sono così evidenti da portare lo stesso Ministro dell’Interno a dichiarare che sono “luoghi difficili da gestire e da vivere” (si veda la “Relazione sul funzionamento del sistema di accoglienza predisposto al fine di fronteggiare le esigenze straordinarie connesse all’eccezionale afflusso di stranieri nel territorio nazionale” trasmessa dal Ministero dell’Interno  lo scorso agosto al Parlamento).

La risposta del Ministro alle criticità individuate da lui stesso è il taglio dei servizi!

Come già diffusamente denunciato da Potere al Popolo!, tali politiche, che contrastiamo e contro le quali continueremo a batterci, si traducono in aumento di “irregolarità”, contenziosi giudiziari e marginalità sociale e in una sostanziale perdita di occupazione qualificata in un paese già fortemente afflitto da tali problematiche e disagi.

È inoltre inaccettabile che a distanza di poche ore dalla chiusura del centro i richiedenti asilo accolti ancora non conoscano la nuova destinazione, quasi fossero “oggetti” da depositarsi in un luogo od in un altro senza tenere conto di emozioni, individualità, storie di vita e relazioni intessute con il territorio e la comunità”.