Basilicata: non ci sono infermieri per le case per anziani! L’allarme

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del Segretario Regionale Aggiunto UIL FPL Basilicata, Verrastro Giuseppe:

“I centri per anziani hanno rappresentato l’anello più debole del sistema della cura durante le settimane più dure di questa pandemia.

Anche se oggi la situazione, grazie alla campagna vaccinale e al lavoro dei tanti professionisti sanitari, come UIL FPL lanciamo un allarme su un tema che reputiamo importantissimo: la carenza di personale infermieristico che, in un rapporto di 1 infermiere per 10 ospiti, si fa sentire maggiormente a causa della forte carenza di infermieri.

Non è nostra intenzione fare polemiche, anche se sul personale sanitario si poteva fare molto di più, ma rivolgiamo il nostro appello agli enti regionali avanzando alcune proposte proprio per sopperire alle criticità di queste strutture, intervenendo su tre aree.

In Basilicata c’è stata la partecipazione di quasi 1000 laureati ad un avviso per infermieri.

Molti di questi provengono dalla realtà delle RSA.

Secondo noi, se si vorrà potenziare il terzo settore si dovrà procedere all’assunzione straordinaria di coloro che hanno partecipato all’Avviso Pubblico, assumerli per poi contrarre delle convenzioni per il periodo di pandemia che li metta a disposizione delle strutture per anziani (RSA), senza caricare il costo su di esse attualmente già sperimentato in alcune Regioni come la vicina Puglia.

Lo stesso principio valga per gli operatori socio sanitari.

Proponiamo inoltre, alle aziende sanitarie pubbliche, di allentare il vincolo di esclusività del rapporto di lavoro dei propri infermieri, autorizzando chi vuole a contrattare con le strutture private un certo numero di ore per coprire i turni scoperti.

Anche perché, se il piano del governo per il rafforzamento del Sistema Sanitario sarà confermato, tutti gli infermieri che da qui a 7 anni si laureeranno saranno assorbiti dal SSN (Sistema Sanitario Nazionale) e forse nemmeno basteranno.

La gran parte delle RSA, per caratteristiche strutturali, non sono nelle condizioni di poter gestire la presenza di ospiti positivi.

Già negli ospedali, per architettura delle strutture e logistica, non è sempre facile differenziare i percorsi Covid free dagli altri, figurarsi nelle RSA.

E’ necessario incrementare il numero delle impegnative di residenzialità già in questa fase a piena copertura degli ospiti per consentire alle Rsa di avere parziale ristoro economico.

La carenza del personale infermieristico e socio-sanitario è dato dalla forte migrazione di queste figure verso il pubblico e lo si deve ad almeno due fattori: la possibilità di ri-stimolarsi professionalmente con prospettive di carriera più promettenti e l’incremento delle retribuzioni che scontano differenziali importanti rispetto a quelli della sanità pubblica”.